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Le strane parabole dei lacrimogeni ai tempi del Governo 'tecnico'

Le strane parabole dei lacrimogeni ai tempi del Governo 'tecnico'
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 18/11/2012

 
Ricordate la storia della statuetta del Duomo di Milano lanciata contro la faccia di Berlusconi a Milano che gli causò (…) un'ampia ferita al volto e la rottura di uno o due molari? In molti ci si è posto il dubbio che fosse tutta una messinscena orchestrata per far assurgere l'ex premier a vittima inerte di un popolo di efferati contestatori del leader maximo di centro destra.
Abbiamo guardato e riguardato centinaia di volte i filmati. Eviscerato comportamenti anomali da parte della scorta che dappertutto era rivolta tranne dove doveva realmente. Abbiamo confrontato, riconfrontato, riflettuto, dubitato. Poi, più nulla. Qualsiasi sia stata la realtà dei fatti e dei misfatti, abbiamo relegato la cosa fra le tante ambigue di un sistema ambiguo.

Altri tempi. Quando al governo stava – per l'ennesima volta – uno dei burattini del grande potere occulto. Quello che non sta mai sul palcoscenico, ma manda altri. A fare da uomo immagine. A stare in prima linea, mentre loro - i veri potenti - ordiscono trame (…) al riparo da sguardi e pensieri indiscreti.

L'Italia di oggi è tutt'altro. Non si sa bene ancora cosa sia. Ma è altro. Abbiamo al governo la massima espressione dei poteri lobbistici internazionali, di cui Mario Monti si fa portavoce in patria. Abbiamo le strade invase da manifestanti di ogni genere di rabbia popolare, animosi perché oltre alla rabbia concreta del dover subire supplizi peggiori di un tempo, si associa la rabbia cieca di operatori dell'"ordine pubblico" che vengono letteralmente lanciati nelle strade a sfogare la propria personalissima rabbia di essere cittadini anch'essi e turlupinati alquanto, ma con licenza di menare con forza i propri simili, sì da rendere tutti più diversi nella loro complessa ed assoluta similitudine, divenendo così operatori della massima espressione del disordine pubblico.

La parabola dei lacrimogeni di Via Arenula – potrebbe essere un buon titolo per un libro di sociologia contemporanea – deve far riflettere tutti.

Ai tempi in cui Brunetta era Ministro, assistemmo inermi alla combinazione letale di potere e conflitto fra democrazia e regime. Fu lui infatti, a compiere quella trasformazione – in Italia le chiamiamo ancora "riforme" – sociale, per cui il diritto di manifestazione veniva di netto vietata regolamentandone brutalmente la possibilità di accedervi almeno in maniera legale.

Brunetta decise che a manifestare, potessero essere solo le sigle sindacali maggiori e che certi lavoratori non potessero manifestare liberamente, pena la decurtazione dello stipendio se non addirittura un richiamo disciplinare. E' così che ci si avvia verso i regimi dittatoriali, nelle nazioni cosiddette "democratiche".

Di questi tempi, dove tutto appare "sospeso" - libertà, politica, sviluppo, democrazia, uguaglianza, dignità, stato sociale – ma che sospeso non è per nulla, si mietono vittime nelle stragi bianche dove al posto dei carri armati si utilizzano tagli ai comparti sociali più sofferenti, ai mitra "riforme" che servono solo a limitare la dignità umana e si promuove l'immagine del manifestante – autorizzato – violento senza però mai dire perché quel manifestante è violento o ci diventa.

Che nelle grandi manifestazioni popolari vi sia sempre l'intromissione di qualche soggetto veramente in aria di botte da orbi è cosa antica. Ma la massificazione della violenza, l'indicazione generica senza alcun tipo di criterio e selezione è di per sé la forma più violenta di violazione della libertà.

Esistono manifestanti violenti. Ne esistono altri non violenti che provano semmai a dire la loro e ad avanzare richieste lecite. Per la comunità intera. Massificare, vuol dire progettare di far di tutta l'erba un fascio al solo scopo di giungere all'atto finale: rendere fuori legge qualsiasi tipo di manifestazione popolare. Per motivi di "ordine pubblico". Ovviamente…

Arriviamo ai lacrimogeni lanciati in Via Arenula durante la giornata dello sciopero europeo. Scopriamo intanto, che la Rete è informata ben prima dello stesso Questore di Roma sugli accadimenti. Santa Rete, a questo punto, che ci propone video amatoriali da più angolazioni si da dare a tutti l'opportunità di riflettere col proprio cervello.

Chi ha lanciato verso dove/chi e da dove?

Se gli occhi ancora non ci ingannano, quei lacrimogeni sono palesemente lanciati dal Ministero contro le persone che stavano già allontanandosi dalla zona autonomamente. Uno scandalo ovviamente. Che va "riparato". Volevate davvero la verità su un fatto così grave? Immaginavate comunicati stampa dal Ministero che – battendosi il petto o i giubbotti antiproiettile – avrebbero pure chiesto scusa ai manifestanti e alla nazione intera per aver abusato di potere, rischiato di beccare in testa qualcuno tramortendolo e magari pure una noticina della Cancellieri che ammetteva sincera: "si, in effetti tutto quel marasma mi infastidiva, così ho detto ad un paio di poliziotti di lanciare alla cieca un paio di lacrimogeni così da sparpagliare i manifestanti"…

Roba da libro Cuore.

Invece, ecco la macchina della propaganda di Stato avanzare compatta a difesa di Ministro, Ministero e funzionari. Ecco le "indagini" immediate. Ecco il Questore parlare di evidenze non evidenti. Ma aggiungere pure un "se noi veniamo aggrediti militarmente, è chiaro che dobbiamo rispondere". Aggrediti militarmente?

Ed ecco anche i Racis – la scientifica dei Carabinieri – confermare una strana parabola, in tutti i sensi. Quei lacrimogeni – è palese! – non sono stati lanciati dal Ministero, bensì da poliziotti che stavano su ponte Garibaldi, impattando sul muri del Ministero e cadendo poi sui manifestanti.

Che dire? Gesù che camminava sulle acque appare sicuramente un dilettante, in fatto di miracoli.

Ricordo peraltro, ed è doveroso, che fra le prime dichiarazioni delle istituzioni su questo fatto, si ammise l'esistenza del bossolo di un lacrimogeno proprio sul tetto del ministero. Poi si dichiarò che è stato trovato nelcortile interno del Ministero, presumibilmente caduto dal tetto.
Qui trovate alcune indicazioni che sarà bene conservare, nel dubbio che le comunicazioni istituzionali riescano a far dimenticare a tutta la popolazione sia le dichiarazioni rilasciate, sia la dinamica effettiva degli accadimenti.
I Racis dovrebbero quindi ora argomentare come il secondo miracolo, quello del bossolo che doveva trovarsi altrove, possa mai essere capitato sul tetto del Ministero. Dovrebbero anche spiegare alquanto come mai le cariche termiche dei lacrimogeni si sono attivate al rimbalzo.
Perché è anche bene sapere che – per la cronaca e per l'onestà – solitamente un lacrimogeno si attiva al lancio, meno spesso all'impatto. Non si conoscono lacrimogeni che si attivino al rimbalzo anche quando sparati dai fucili appositi in dotazione alle Forze dell'Ordine. E parliamo sempre e comunque di "armi chimiche" - come si può evincere facilmente anche sul web – che sono addirittura vietate in guerra in quanto ritenute offensive per il loro sprigionare di agenti chimici tossici e fumo che possono di contro generare una contro offensiva da parte del nemico.
Se se ne vieta l'uso in guerra per ovvi motivi strategici che vertono al minore contro attacco nemico (anche se la pratica ci insegna che altro che uso di lacrimogeni, in guerra…) immaginiamo quale possa essere la reazione di esseri umani che non indossano divise militari e che non sono preparati alla guerra bensì semmai, ad una lotta che voleva argomentare il proprio scontento popolare.

Mi chiedo quali saranno le prossime insane mosse dell'attuale sistema governativo, statale, istituzionale. Mi chiedo con orridi dubbi, se domani leggeremo che l'inchiesta sui lacrimogeni ha fatto emergere che erano diretti contro la persona del Ministro Cancellieri, facendo divenire infame qualsiasi cittadino abbia partecipato alla manifestazione. Mi chiedo quale sia il futuro che ci attende a breve e quale "ieri" ci apparirà migliore, molto migliore di ciò che ancora dobbiamo subire.

Strane parabole, in tutti i sensi. Che Dio ci assista.
Licenza Creative Commons
Le strane parabole dei lacrimogeni ai tempi del Governo "tecnico" by Emilia Urso Anfuso is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
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Di seguito, un po' di informazioni sui lacrimogeni:

Il gas lacrimogeno è un aerosol di composti lacrimogeni a tossicità variabile che causa forte lacrimazione e bruciore, difficoltà a tenere gli occhi aperti, tosse, difficoltà respiratorie e a volte vomito. Si usa in aree aperte per disperdere grandi raggruppamenti di persone e dissuaderle da eventuali propositi aggressivi, senza causare loro ferite o danni permanenti: è quindi un'arma chimica, sia pure non letale, usata a scopo di dissuasione e distrazione, e non di offesa.
Sono usati dalle forze di polizia di tutto il mondo per controllare manifestazioni di violenza collettiva (o per reprimere e disperdere manifestazioni di protesta non autorizzate): per questo scopo si usano sotto forma di candelotti lacrimogeni, artifizi da lanciare con diversi dispositivi e con fucili. Sono cilindri con una piccola carica termica che, innescata dal lancio o dall'impatto con il suolo, riscalda rapidamente il contenitore e fa evaporare la sostanza lacrimogena, che si rende visibile come un fumo biancastro.

Fra le molte sostanze lacrimogene impiegate, le più usate sono di gran lunga tre:

Orto-cloro-benzal malonitrile (gas CS)

Dibenzen(b,f)-1,4-ossiazepina (gas CR)

Cloroacetofenone (gas CN)

Il gas CS fa parte dell'equipaggiamento delle forze di polizia italiane dal 1991, con il DPR 5 ottobre 1991, n. 359, (Regolamento che stabilisce i criteri per la determinazione dell'armamento in dotazione all'Amministrazione della pubblica sicurezza e al personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia), il quale all'articolo 12, comma 2, recita: "gli artifici sfollagente si distinguono in artifici per lancio a mano e artifici per lancio con idoneo dispositivo o con arma lunga. Entrambi sono costituiti da un involucro contenente una miscela di CS o agenti similari, ad effetto neutralizzante reversibile".[1]

In base alla legge 18 aprile 1975, n.110 (Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi), articolo 1, si stabilisce che "Agli effetti delle leggi penali, di quelle di pubblica sicurezza e delle altre disposizioni legislative o regolamentari in materia sono armi da guerra le armi di ogni specie che, per la loro spiccata potenzialità di offesa, sono o possono essere destinate al moderno armamento delle truppe nazionali o estere per l'impiego bellico, nonché le bombe di qualsiasi tipo o parti di esse, gli aggressivi chimici, i congegni bellici micidiali di qualunque natura, le bottiglie o gli involucri esplosivi o incendiari."

Ciò classifica i gas CS come armi di terza categoria, ossia "armi chimiche"; infatti la vigente regolamentazione in materia include in questa categoria tutti i gas, i liquidi e i solidi, che, diffusi nell'area, in acqua o sul terreno, producono negli esseri viventi lesioni di varia natura, da quelle temporanee a quelle permanenti. Tali sostanze si suddividono in asfissianti (cloro, bromo, perossido di azoto), tossiche (acido cianidrico), vescicatorie (iprite), nervine, irritanti (cloroacetofenone), come i gas usati per i lacrimogeni.

I candelotti lacrimogeni sono dunque classificati come "armi chimiche irritanti" e quindi ne è vietato l'utilizzo in guerra (sentenza della Cassazione 30 gennaio 1982)[2], dato che l'uso diretto di armi chimiche, anche non letali, potrebbe (in linea teorica) causare la risposta con armi chimiche mortali da parte del nemico in quanto gli effetti immediati del gas lacrimogeno sono simili a quelli di altre armi chimiche, ma non sono permanenti.

I gas lacrimogeni sono legalmente utilizzati dalle forze di polizia italiane come armi non letali, in caso di necessità durante operazioni di ordine pubblico

Molti studi sono stati condotti sulla tossicità, la nocività e la durata degli effetti dei gas lacrimogeni, portando a conclusioni piuttosto uniformi. L'effetto dei gas CS, CN e CR dura circa 30 minuti se i soggetti sono colpiti da dosi basse, può arrivare a 45-60 se la dose assorbita è molto forte. I gas e gli spray OC invece hanno effetti fino a 2 ore dopo la contaminazione.

Ad alte concentrazioni, tutti e tre i principali gas lacrimogeni manifestano effetti tossici; i gas CS e CR provocano vesciche cutanee e gonfiori, e in caso di inalazione di forti dosi compaiono edema polmonare, congestione, emorragia polmonare. Il gas CN provoca danni alla cornea che vanno da depositi reversibili di acqua a congiuntiviti, fino a ulcerazioni, opacità e neovascolarizzazione.

Esperimenti su animali hanno mostrato che, in seguito a ripetute esposizioni a gas CS, gli animali mostravano tessuti epatici alterati e modifiche infiammatorie alle vie respiratorie, mentre più raramente si evidenziavano danni ai reni. [3].

Nel caso che i gas lacrimogeni vengano usati in ambienti chiusi senza che gli occupanti abbiano modo di uscire o disperdere il gas, è possibile che si verifichino delle morti a causa del gas. Già il 28 settembre del 2000 il Prof. Dr. Uwe Heinrich aveva reso pubblico uno studio commissionato da John C. Danforth, teso ad investigare gli effetti causati dall'uso da parte del FBI contro il centro "Monte Carmelo" dei Branch Davidians in Texas.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Gas_lacrimogeno




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Data:10/08/2013
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